Politica: l’alibi del complotto. Giorgia fa la furba. Il problema è un debito pubblico senza freni. Un dovuto promemoria per la politica…

Forse andrebbe indagata meglio quella sindrome del “complotto” che di tanto in tanto, e sempre più frequentemente, attraversa il nostro stanco dibattito pubblico. Poiché è evidente che quella continua evocazione di forze che tramano nell’ombra, e dall’ombra attentano alla virtù della nostra democrazia, non è altro che un alibi. Meloni:  “…non temo lo spread ma il complotto: c’è chi vuole un governo tecnico”. La premier rintuzza così, le illazioni su presunti attacchi ai nostri titoli pubblici: “la sinistra continui a fare liste di ministri, noi governiamo”. Una furbizia di cui il Premier Giorgia Meloni sicuramente abusa. Il fatto è che raramente la furbizia è una virtù. Semmai può essere una comodità. Ma con il fiato corto, cortissimo. Infatti, lo spettro di una trama nemica che opera di nascosto e cinge d’assedio le sue vittime finisce quasi sempre per rivelare soprattutto la fragilità di quanti la denunciano. Poiché di lì in poi la loro azione politica procede zoppicando. E viene meno quel coefficiente di fiducia di cui le democrazie hanno bisogno per essere ben governate. L’eccesso di fantasia produce infine un difetto di realtà. Infatti, il dibattito politico italiano è sempre meno reale… Come tutte le furbizie del mondo, insomma, anche questa non ha respiro. E infatti, non appena quella parola – complotto – torna a popolare la politica dei suoi incubi, e quell’altra parola – fiducia – appare sotto forma quasi di colpevole ingenuità, l’esito di tutto questo è di acuire la diffidenza dell’opinione pubblica verso ognuno dei protagonisti di questo racconto. Non per caso i nostri vecchi, che erano più saggi che furbi ma che pure disponevano di cospicue riserve di astuzia, si guardavano bene dal denunciare troppi sospetti. Semmai, li minimizzavano. Convinti com’erano che la politica fosse un monumento alla solidità poggiata sul basamento di una quasi granitica fiducia. Nelle proprie stesse forze, oltre che nel proprio destino. Ogni volta che un complotto è stato evocato, puntualmente quella palla di neve è diventata una valanga. I grandi partiti di una volta lo sapevano. E anche quando erano convinti che forze oscure e minacciose stessero tramando ai loro danni evitavano con cura di dare l’allarme. Sapendo che la loro forza si sarebbe infiacchita al solo evocare quelle trame misteriose che invece da qualche anno a questa parte popolano quasi quotidianamente le notti agitate dei loro successori. Anche il crollo della prima repubblica fu raccontato come una congiura dei poteri forti dell’epoca. E non appena prese forma quella rappresentazione, la realtà le andò subito dietro. Ma fu la fragilità del sistema a farlo crollare, e non la potenza occulta dei suoi nemici. Quello che sto cercando di dire è che la politica è sempre scena e quasi mai retroscena. È la scena che illumina le sue ragioni. Mentre il retroscena nasconde a malapena la sua coda di paglia. E quando prende il sopravvento, è segno che il potere sta perdendo insieme la sua forza e le sue ragioni. Così modestamente si vorrebbe consigliare, quasi amichevolmente, di non dar troppo corpo ai fantasmi di questa stagione. E di considerare come ogni volta che quei fantasmi sono stati troppo evocati, hanno finito poi per entrare in scena. Infatti, anche gli spettri, a furia di essere chiamati in causa, possano convincersi di esistere davvero. D’avvero, comunque, nella realtà italiana esistono quasi 3.000 miliardi di debito pubblico… altro che complotto, la domanda obbligata è sempre quella: “ma chi li paga?” E credetemi non è un eccesso di realismo… Infatti, come ha scritto il Prof. Alberto Brambilla sul Corriere: “Dal 2009 al 2022 l’Italia ha pagato quasi mille miliardi di euro di interessi sul proprio debito: una cifra mostruosa che però non scoraggia partiti di vario colore dal continuare a promettere bonus, agevolazioni e aiuti vari in cambio di facile consenso. A discapito della nostra stessa economia e delle giovani generazioni…” Come più volte ha sottolineato il Prof. Brambilla, in suoi editoriali, sui principali quotidiani nazionali è opportuno che la politica sappia far di conto. Lo potremmo definire un piccolo promemoria per quei sempre più numerosi politici che, per conquistare il “consenso a tutti i costi”, continuano a fare promesse come non esistesse il mostruoso debito pubblico: un problema che potrebbe pregiudicare un minimo di benessere e di libertà economiche a chi verrà dopo di noi. Ora si sono inventati la difesa delle famiglie che non arrivano alla settimana (fino a ieri era fine mese) alle quali destinare, oltre all’AUUF, la riduzione del cuneo contributivo e il TIR (l’ex bonus Renzi maggiorato), per un costo totale annuo di oltre 32 miliardi, anche ulteriori defiscalizzazioni (premi, tredicesime, sconti sulle accise, e così via) ma solo per redditi inferiori alla linea Maginot dei 35mila euro. Eppure, dovrebbero saper bene che il 60% degli italiani che dichiarano redditi fino a 25mila euro pagano solo l’8% dell’IRPEF e hanno scuola, sanità e altro totalmente gratis, mentre il 13% della popolazione che dichiara redditi da 35mila euro lordi in su (2mila euro netti mese), paga più del 60% dell’IRPEF e la quasi totalità di IRES e IRAP. Ma per questi sostenitori del bilancio pubblico nessuna agevolazione: è la giustizia sociale dei nostri politici che, ovviamente, preferiscono il 60% dei voti al 13%. Ma purtroppo, di tempo per ridurre il debito prima che intervengano riduzioni di rating, ne rimane poco. Con questi dati sarà molto complicato e difficile poter sostenere nei prossimi anni l’economia del Paese. Sono passati quasi 8 anni dall’inizio del Quantitative Easing e dei “tassi zero” della BCE di cui l’Italia ha beneficiato a piene mani (altro che uscire dall’euro) senza peraltro, in questo periodo di “vacche grasse”, riuscire a ridurre il debito che, nel 2025, potrebbe andare ben oltre la soglia dei 3.000 miliardi di euro con il rischio di finire come la Grecia. Un bel promemoria per l’assalto di Salvini e soci a Meloni & Giorgetti!

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