Politica: di questi tempi c’è un grave problema. Un giornalismo servilmente servile…

Considerare. Riflettere. Accendere sempre di più il nostro senso critico. Conoscere. Ponderare. Meditare. Nutrirsi della forza morale dei Testimoni del passato… Ricordate Primo Levi e il suo:” Se questo è un uomo? Oggi, è necessario  interrogarsi. Vi chiedete su cosa? Ma, se “quest’uomo” moderno(?) sempre più spaventato, manipolato, imbavagliato, controllato digitalmente, è un uomo? Se l’uomo progettato, attraverso l’Agenda 2030, all’insegna di un ‘Grande Reset’, da noi e nel mondo, è ancora un uomo… E anche, se vivere di emergenze continue, continue paure, e alla fine diventare asserviti e addomesticati vuol dire ancora vita. La prima ‘Resistenza’ a questo orrore dovrebbero essere le nostre considerazioni, il nostro pensiero critico, l’informazione, la nostra ragionata indocilità che costruiscono, poi, l’azione politica e sociale, le disubbidienze civili, le opposizioni di ognuno di noi alla propaganda mediatica. Oggi, quindi, come non mai si presenta la necessità di affrontare il tema caldo del giornalismo, del ruolo che i media sarebbero deontologicamente chiamati a svolgere e della funzione diametralmente opposta che esercitano in pratica. Con tutte le relative implicazioni in termini di manipolazione della realtà, condizionamento dell’opinione pubblica e alienazione della stessa dalla realtà che la criconda. Ognuno di noi non diventato un ‘idiota’ Non ridotto alla resilienza, la mefitica resilienza Non arreso. Purtroppo, la maggioranza di noi ha accettato e accetta l’indifferenza a tutto: alla politica spettacolo, alle diseguaglianze e alla distruzione della Costituzione e dei diritti sociali e civili in essa contenuti, persino le annunciate future e ulteriori docce fredde economiche e il ‘buio a gogò’ per una “sacra patria” all’insegna di vecchi e nuovi distruttivi conflitti. La così detta “terza guerra mondiale a pezzi” (Copyright di Papa Francesco). La stragrande maggioranza di noi ha accettato e accetta, così almeno sembra, di essere impaurita ad oltranza, di essere trattata come possibile “appestata”, di essere “guinzagliata”, di essere digitalizzata e controllata, di essere “razionata”, di essere sospesa quando non addirittura prostata ai piedi di esseri indefinibili (se non mostruosi) che decidono della nostra vita. Forse, il servo naturale e volontario non vuole essere consapevole, vuole obbedire, eseguire, adeguarsi per sentirsi accolto nella massa. Il servo naturale e volontario non vuole rendersi conto delle menzogne, della violenza e dell’ipocrisia del Potere, vuole obbedire, eseguire, adeguarsi perché non sa più fare altro. Vuole scioccamente e tragicamente sentirsi sicuro proprio gettandosi nella fauci del più feroce dei lupi. C’è forse qualcosa di bacato nella nostra natura umana? Qualcosa di bacato di cui i poteri di ogni tempo hanno largamente approfittato, come succede oggi? Qualcosa di bacato che ci dovrebbe assolutamente preoccupare e su cui dovremmo vigilare sempre, testardamente per non ritrovarci senza dignità, ma con ottime giustificazioni? La “nuova normalità”, la governance mondiale, l’applicazione feroce dell’Agenda 2030, il nostro totale impoverimento è forse dentro di noi? È quella “bacatura” che abbiamo dalla nascita che ci porta ad essere servili, sottomessi, piegati e meschini più di quanto crediamo e sempre con… ottime giustificazioni!? Giornalisti servili. Medici servili. Scienziati servili. Intellettuali servili. Professori servili. Genitori servili. Artisti servili. Politici ed amministratori servili. Preti di qualsiasi religione servili. Istituzioni europee e mondiali servili. E, soprattutto, masse asservite alla religione del servilismo… Il trionfo del servilismo, della sottomissione, della cortigianeria, della soggezione: questo, se non ve ne siete accorti, è lo squallido panorama di questi tempi gestito dall’aristocrazia finanziaria. per giungere alla propria governance mondiale e alla nostra “normalizzazione”, cioè al nostro totale asservimento alle tragiche paranoie delle ricche élite… In questo progetto un ruolo chiave ce l’hanno i giornalisti di stampa e televisione, ce l’ha il mainstream imposto dall’élite ad editori e direttori, dipendenti dai loro soldi, e quindi, a cascata, ai vari giornalisti, mezzibusti, scribacchini dipendenti da ricchi stipendi. Quindi asserviti alla propaganda che devono propagare con titoloni ad effetto terrorizzante (per la salute, per il clima, per la guerra, per l’economia e così via: con articoli o servizi televisivi allineati, uniformati, conformati, disciplinati, obbedienti ai desiderata dell’élite: d’altra parte i soldi sono suoi, sempre suoi, soltanto suoi. Ci sono diverse specie di menzogna. La forma più comune è quella di chi, pur sapendo o credendo di sapere come stanno le cose, per qualche ragione dice consapevolmente il contrario o comunque nega anche solo parzialmente ciò che sa essere vero. È quanto avviene nella falsa testimonianza, che per questo è punita come un crimine, ma anche più innocentemente ogni volta che dobbiamo giustificarci di un comportamento che ci viene rimproverato. La menzogna con cui abbiamo a che fare ormai da qualche tempo non ha questa forma. È, piuttosto, la menzogna di chi ha smarrito il discrimine fra le parole e le cose, fra le notizie e i fatti e quindi non può più sapere se sta mentendo, perché per lui è venuto meno ogni possibile criterio di verità. Quello che dicono stampa e media non è vero perché corrisponde alla realtà, ma perché il loro discorso si è sostituito alla realtà. La corrispondenza fra il linguaggio e il mondo, su cui un tempo si fondava la verità, non è semplicemente più possibile, perché i due sono diventati uno, il linguaggio è il mondo, la notizia è la realtà. Solo questo può spiegare perché la menzogna non abbia bisogno di rendersi verosimile e non nasconde in alcun modo quello che a chi ancora aderisce all’antico regime di verità appare come evidente falsità. Il problema è a questo punto quanto può durare una menzogna di questo tipo. È probabile che prima o poi la si lascerà semplicemente cadere, per sostituirla immediatamente con una nuova menzogna, e così via – ma non all’infinito, perché la realtà che non si è più voluto vedere si presenterà alla fine a esigere le sue ragioni, anche se al prezzo di catastrofi e sciagure non indifferenti, che sarà difficile se non impossibile evitare. Nonostante ciò, oggi, i soldi fanno la verità, tutta la verità, soltanto la verità che deve essere propagandata. Con conseguente censura, allontanamento, emarginazione, esilio, maledizione, scomunica di quegli “strani” giornalisti che ancora volevano e vogliono cercare la Verità e non accettare la verità dell’élite. “Strani” giornalisti che ancora credono che il giornalismo deve essere “il cane da guardia” del Potere e non il cane a cuccia. Ecco perché, come già accennato: oggi, come non mai, si presenta la necessità di affrontare il tema caldo del giornalismo, del ruolo che i media sarebbero deontologicamente chiamati a svolgere e della funzione diametralmente opposta che esercitano in pratica. Con tutte le relative implicazioni in termini di manipolazione della realtà, condizionamento dell’opinione pubblica e alienazione della stessa dalla realtà che la circonda… Finché ci saranno giornalisti “strani” insieme a gente comune altrettanto “strana” perché non orribilmente resiliente e con un senso della vergogna, forse ci può essere un pizzico di speranza. Un pizzico, uno scampolo, un frammento di speranza che l’élite, un giorno, sprofondi dove deve sprofondare… con tutta la sua accozzaglia di servi asserviti, servilmente servili… d’altronde la ‘Speranza’ …non muore mai!

E’ sempre tempo di Coaching! 

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