Politica: ottobre il mese più lungo per la Premier. I problemi del governo Meloni e quelli personali. Opposizioni, il ritorno della stagione delle piazze…

Non sarà per lei ancora l’ora più buia, ma certo Giorgia Meloni è a un passaggio cruciale per verificarne la tenuta generale oltre che politica. Di per sé non rappresentano problemi politici, ma i fatti personali, si sa pesano. Meloni, se abbiamo capito il personaggio, reagisce anche e soprattutto buttandosi nel lavoro che è anche il modo più a portata di mano per mettersi alle spalle questo momento umanamente complicato… Attraversare di slancio i problemi: a questo probabilmente sta pensando. Le emergenze d’altronde non mancano. La legge di bilancio asfittica, la pericolosa manifestazione di Salvini e ora i fastidi personali della presidente del Consiglio. A un anno dal suo insediamento ora si vedrà la tenuta della maggioranza e la possibile rinascita delle opposizioni. L’impazzimento della situazione internazionale non può coprire più di tanto una evidente crisi economica che la presidente del Consiglio cerca in tutti i modi di occultare o quantomeno di addolcire con trovate pubblicitarie (il carrello tricolore grida vendetta) e con misure temporanee al di fuori di qualunque logica di medio periodo: e così in questo contesto povero di idee e di coraggio il Governo ha partorito una legge di Bilancio che definire asfittica suona benevolo. La gente vede che i prezzi non calano, i mutui salgono, l’industria zoppica: e l’Ilva torna a essere un’emergenza, tutto è fermo tranne gli operai che ancora ieri sono andati a Roma per protestare per l’ennesima volta contro l’immobilismo del governo. Sullo stato della nostra economia i giudizi delle agenzie di rating si attendono a Palazzo Chigi con trepidazione, mentre si sta per aprire la fase della piazza tra la manifestazione del Partito democratico l’11 novembre a Roma e il possibile sciopero generale se non unitario almeno di Cgil e Uil. Ed è tutto da vedere se la blindatura della manovra imposta ai parlamentari della maggioranza reggerà oppure se in questo clima da caserma potrà passare a sorpresa qualche emendamento delle opposizioni grazie a qualche franco tiratore stanco di premere il bottone indicatogli: d’altra parte qualche incidente è sempre possibile, anche perché la maggioranza adonta delle apparenze è permanentemente nervosa. L’idea di Matteo Salvini di tenere una manifestazione il 4 novembre «nel nome di Oriana Fallaci» è stata bocciata da Forza Italia e certo non è gradita alla presidente del Consiglio impegnata com’è a tenere una linea che è certo di sostegno a Israele, ma senza quei toni eccessivi che verosimilmente saranno la colonna sonora dell’iniziativa della Lega, e dunque sarà un’altra puntata di quella competizione Salvini versus Meloni che da qui al 9 giugno, giorno del voto europeo, riempirà le giornate della maggioranza. In teoria l’irritazione dell’opposizione per la tattica super-dilatoria del governo sul salario minimo dovrebbe produrre quello scatto di reni che in questi otto mesi di segreteria Schlein il Pd non è ancora riuscito a darsi e dunque riportare un po’ di gente in una piazza nella quale farà il suo ingresso anche Giuseppe Conte, che un giorno polemizza con Elly, il giorno dopo è unitario, il giorno dopo ancora la scavalca a sinistra rubandole le proposte, come sulla riduzione dell’orario di lavoro. È il consueto ed estenuante Conte Zelig che ammonticchia contraddizioni contando sul fatto, e in questo non ha tutti i torti, che il Pd alla fine gliele fa passare tutte e in ogni caso l’impressione è che forse per la prima volta in questa legislatura le opposizioni stiano trovando il giusto slancio per acquisire quella visibilità che finora non hanno avuto. Infine, Meloni insiste, e dal suo punto di vista giustamente, a ritagliarsi un ruolo sulla scena internazionale. Mentre nessuno sa dire che fine ha fatto il dossier europeo sull’immigrazione – a ogni riunione la presidente del Consiglio si dice soddisfatta dei passi avanti: ma quali? – o il fantomatico Piano Mattei, ecco che Meloni cerca di strappare un piccolo ruolo nella gigantesca crisi innescata dal barbarico assalto di Hamas del 7 ottobre. Ma tutti sanno che le carte non sono nelle sue mani. Comunque, è al Cairo essendo riuscita a ottenere da Al Sisi un posto al vertice per la pace mentre sembra saltata la tappa a Tel Aviv che lei voleva compiere sulla scia di Joe Biden, Olaf Scholz e Rishi Sunak. Invece di vedere Bibi Netanhyau, la presidente del Consiglio vedrà i suoi sostenitori in una manifestazione a Roma per il primo anniversario del governo da lei guidato ed effettivamente l’estroversione di Giorgia si nutre molto dell’impatto con le folle osannanti, specie in un momento difficile, da tutti i punti di vista, come questo. Ma poi da lunedì il suo governo ricomincia a ballare…

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